Peter Holtz by Ingo Schulze

Peter Holtz by Ingo Schulze

autore:Ingo Schulze [Schulze, Ingo]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2019-10-16T09:10:14+00:00


Settimo capitolo

Nel quale Peter impara che cosa non si fa per soldi.

Sono appena venuto quando sento la sua mano sul mio membro. Solleva lentamente il bacino e un attimo dopo si è già sfilata da me. Allunga un braccio e pesca dal comodino un rotolo di carta.

“Cosa c’è?”

“Cosa dovrebbe esserci?” S’inginocchia fra le mie gambe.

“Hai fretta?”

Invece di rispondere inizia a sfilarmi o srotolarmi il preservativo. È così abile che, quando alzo la testa, faccio solo in tempo a vederla avvolgere la carta intorno al preservativo e gettare il pacchetto sotto il lavandino. Con un nuovo pezzo di carta mi tocca il membro come se stesse tamponando una ferita.

“Vuoi farti una doccia o ti basta così?”

“Possiamo rimanere ancora un po’ sdraiati?”

Lilly strappa un altro pezzo di carta dal rotolo e me lo porge. “Vuoi fare tu?”

“Preferisco lo faccia tu,” dico e la guardo proseguire con il trattamento. Non percepisco neanche un po’ le sue unghie lunghe.

“Finito,” dice, ripiega il pezzo di carta, lo getta dove ha gettato l’altro e si alza. “Prima ci è voluto così tanto.”

“Scusa, mi dispiace.”

“Va tutto bene! Sono qui per questo.” Nuda e senza tacchi, le sue gambe appaiono proprio corte. “Non scopi spesso?… Hai bisogno di qualcos’altro?” Tiene in alto il rotolo di carta.

“No, grazie… È stato molto bello, per me almeno.”

“Non darti pensiero. Tutti vogliono essere un po’ aiutati a farselo venire duro.”

“Tu però non sei riuscita ad arrivare al culmine del piacere!” dico. “Mi dispiace.”

“Qui non vengo comunque mai, e poi non deve succedere per forza. Anche i preliminari sono belli, o possono esserlo.”

“È stato bello o no?”

“Certo, è quel che sto dicendo. E in più ben remunerato.” Raccoglie le sue cose accanto al letto.

“Ben remunerato…” dico, e non so come farle la domanda.

“Sì, ben remunerato!”

“Hai fatto tutto solo per i duecento marchi?”

“Cento sono per la camera.”

“Cosa? Cento? Per questi pochi minuti?”

“Gli asciugamani, tutta la roba. Va bene così. E se uno non paga o si comporta in modo strano, mi basta bussare.”

“Ti sei concessa a me per cento marchi? Senza conoscermi?”

“Non lo farei con nessuno che conosco.”

“E non a pagamento?”

“No, perché dovrei?” Ha il viso a forma di cuore e una corta coda di cavallo che in un primo momento mi era sembrata una parrucca.

“Sei stata così… affettuosa. E passionale…”

“Tieni,” m’interrompe. Ha raccolto anche le mie cose e me le porge. “Ti basta il lavandino?”

Mi alzo e raccolgo la carta appallottolata. Quando premo il pedale del bidoncino ne esce un odore acidulo. È alquanto pieno. Trattengo il respiro, perché devo premerci dentro la carta per farcela stare.

“Lascia!” esclama Lilly. “Cosa fai!?”

Mi metto a pulirmi il membro. L’acqua è piacevolmente tiepida.

“Sembri così per bene,” dice Lilly. “Sei in una setta?”

“Non la chiamerei setta. E adesso anche quella ha fatto il suo tempo.”

“Cos’è che ha fatto il suo tempo?”

“Fede, amore, comunismo, tutto.”

“Cosa vuoi dire?” Lilly ripiega il grande asciugamano dove ci eravamo coricati e sprimaccia i cuscini. Se mi alzo sulle punte dei piedi il getto d’acqua colpisce direttamente il glande.

“O si crede o non si crede.



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